A inizio del 2017 la casa di moda FERRAGAMO ha pubblicato il bilancio dell’esercizio precedente. I risultati del bilancio del 2016 hanno evidenziato l’impatto fiscale dell‘adesione al regime fiscale del patent box: FERRAGAMO ha goduto di un beneficio fiscale di 32 milioni di euro, spettante per i due anni di imposta 2015 – 2016 e imputato nel bilancio dell’anno scorso.
Nello stesso periodo anche il gruppo TOD’s ha dimostrato un risparmio fiscale attribuibile all’anno d’imposta 2016 di 7 milioni di euro riconducibile agli effetti dell’adesione al patent box.
Pare che non siano state numerose le aziende ad aderire fin dalla sua creazione al patent box, ma i primi risultati ottenuti dalle grandi corporation dimostrano l’effettivo vantaggio.
C’è da notare che il patent box italiano comprende anche i marchi e il know-how all’interno della proposta. Questo ha permesso alle case di moda citate sopra di ottenere risparmi fiscali di rilevante entità.
La situazione, però, è destinata a cambiare, in quanto l’Italia dovrà aderire ai principi OCSE (l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) ed eliminare i marchi dall’agevolazione. Quindi, chi, come FERRAGAMO e TOD’s, ha aderito subito al patent box italiano, potrà continuare a godere dei benefici anche in relazione ai marchi fino al 2019 e li vedrà ridotti a cominciare dal periodo successivo dal 2020 al 2024 se decidesse di rinnovare l’adesione a questo regime fiscale.
L’esclusione dei marchi dal patent box certamente diminuirà il suo appeal per le grandi case di moda, come FERRAGAMO, che a quanto viene stimato dagli analisti del settore, attribuisce circa il 70% del vantaggio fiscale proprio ai marchi, ma rimarrebbe comunque una valida proposta di detassazione per tutte le aziende con un portfafoglio di titoli di proprietà intellettuale.