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Risarcibilità dei danni punitivi: inversione di marcia per le Sezioni Unite

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione si sono recentemente pronunciate sul tema della riconoscibilità delle sentenze straniere comminatorie di danni punitivi. Con la sentenza n. 16601, depositata il 5 luglio 2017, la Corte ha riconosciuto che i “risarcimenti punitivi” non sono ontologicamente incompatibili con l’ordinamento italiano.

Il risarcimento del danno punitivo mira a punire l’autore dell’atto illecito, condannandolo al pagamento di una somma il cui importo è superiore all’effettivo pregiudizio patito dal danneggiato. Prima della pronuncia in esame delle Sezioni Unite era stato respinto dall’ordinamento italiano che, invece, privilegiava la funzione meramente riparatoria del risarcimento del danno.

Nel settore della Proprietà industriale il legislatore era già intervenuto in tal senso, configurando la risarcibilità del danno anche in funzione sanzionatoria e non meramente riparatoria.
L’art. 125, D.Lgs. n. 30 del 2005 infatti prevede che “… In questo caso il lucro cessante è comunque determinato in un importo non inferiore a quello dei canoni che l’autore della violazione avrebbe dovuto pagare, qualora avesse ottenuto una licenza dal titolare del diritto leso”. Questa sentenza rafforza il principio che taluni Tribunali erano restii a applicare.

NOSA Inc. ha ottenuto l’efficacia in Italia delle tre sentenze pronunciate negli USA

Nel caso di specie, la società statunitense NOSA Inc. ha ottenuto dalla Corte d’appello di Venezia che siano dichiarate efficaci ed esecutive, nell’ordinamento italiano, tre sentenze pronunciate negli Stati Uniti d’America. Con tali pronunce, i giudici americani hanno accolto la domanda di risarcimento promossa dalla società NOSA Inc., in relazione ad un indennizzo corrisposto ad un motociclista che aveva subito danni alla persona in un incidente, per un asserito vizio del casco prodotto da una società italiana e rivenduto da NOSA.

Nella sentenza in esame la Corte di Cassazione ha affermato che il riconoscimento di una sentenza straniera che contenga una pronuncia contenente “danni punitivi” deve però corrispondere alla condizione che essa sia stata resa nell’ordinamento straniero su basi normative che garantiscano la tipicità delle ipotesi di condanna e alla loro compatibilità con l’ordine pubblico.

La pronuncia in commento segna un cambiamento direzione, in quanto con essa la Suprema Corte afferma che l’impostazione giurisprudenziale debba essere adeguata all’evoluzione che l’istituto della responsabilità civile ha subìto a seguito degli interventi legislativi nazionali ed europei che hanno introdotto tipologie risarcitorie anche a carattere punitivo.

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