Con l’ordinanza in esame, il Tribunale di Torino, si chiede se e quali provvedimenti possano essere emessi nei confronti di un hosting provider quando continuino ad avvenire sulla sua piattaforma caricamenti di contenuti coperti da altrui diritti di proprietà intellettuale, per i quali il titolare si sia già in precedenza attivato diffidando l’hosting provider e ottenendo la cancellazione dei contenuti lesivi.
La corte, pur confermando, sulla base della suddetta direttiva europea sull’e-commerce l’assenza di un “obbligo generale di sorveglianza”, e di un “obbligo generale di ricercare attivamente fatti o circostanze che indichino la presenza di attività illecite”, sottolinea che questa norma non esclude affatto un obbligo di attivazione preventiva in “casi specifici”.
Il Tribunale dunque apre la strada a delle eccezioni circa l’onere, anche economico, finora a carico esclusivo dei titolari del diritto violato e ora invece, in determinate circostanze, da ascrivere anche all’hosting provider.
Nell’ottica di un equo bilanciamento di interessi va sottolineato che il gestore della piattaforma (qui YouTube), con la propria attività imprenditoriale, crea o amplifica l’occasione di lesione a diritti dei terzi; appare quindi ragionevole porre a suo carico – nei limiti di un apprezzabile sacrificio – i costi per la tutela, anche preventiva, di questi diritti.